Un equilibrio unico che crea benessere e buon vivere
Il Tartufo Bianco a San Miniato rappresenta oggi a livello internazionale uno dei prodotti di maggiore pregio gastronomico, espressione di un territorio in grado di offrire qualità ambientale, integrità del paesaggio, natura splendida. Pochi territori a livello mondiale possono vantarsi di veder crescere il Tartufo Bianco, il più prelibato tra tutti i tartufi. Unico è invece l’equilibrio che si è creato e che è diventata una vera e propria risorsa: far convivere in un territorio, quello di San Miniato, un’industria considerata “invasiva” come quella conciaria, nella valle dell’Arno, a nord, e mantenere integro l’habitat del Tartufo Bianco nelle colline, a sud.
Il Tartufo Bianco è infatti un importante indicatore biologico, perché dove si trova il tartufo non esiste inquinamento.
Questo equilibrio è stato possibile grazie a scelte politiche, imprenditoriali e collettive, a partire dagli anni Settanta sono stati posti in essere per produrre in maniera sostenibile, preservando l’ambiente in tutti i suoi aspetti e investendo in ricerca, tecnologia e progetti pilota.
Oggi nel Comprensorio del Cuoio, le aziende che hanno precorso i tempi stanno mettendo la ricerca tecnologica e la ricerca nel settore della chimica, esperienza e ricchezza di un territorio, a disposizione dei distretti industriali di tutto il mondo. Sono nate nuove aziende e competenze, altamente specializzate, che hanno creato ulteriore ricchezza e posti di lavoro e che stanno sviluppando una cultura imprenditoriale post industriale.
Crescita sostenibile con l’ambiente ha un nome a San Miniato e si chiama Consorzio Cuoiodepur. E’ una delle strutture che nel Comprensorio del Cuoio, si occupano della depurazione.
Un processo di forte industrializzazione, come quello avvenuto nel Comprensorio del Cuoio dal dopoguerra, ha comportato, in analogia a qualsiasi processo di questo genere, un forte impatto ambientale. Per far fronte alla domanda di disinquinamento delle acque e per superare quelle problematiche tipiche delle zone ad alta densità industriale, sono stati realizzati quattro centri per la depurazione delle acque dotati di strutture tra le più complesse ed efficienti d’Italia.
Mentre la politica ambientale in quegli anni tendeva ad esasperare i trattamenti a piè di fabbrica, la realizzazione di strutture centralizzate di depurazione, quali impianti al servizio di aree industriali o piattaforme per scarichi di difficile trattabilità, era stata fortemente voluta sin dall’inizio per i molti vantaggi che tale soluzione comportava: maggiore continuità ed affidabilità di esercizio; possibilità di impiegare tecnologie di tipo avanzato, insostenibili in proprio dai singoli insediamenti; sensibile riduzione dei costi unitari di trattamento; migliore trattabilità dello scarico complessivo; maggiori garanzie di controllo e minor impatto ambientale globale. In definitiva è stato anticipato alla fine degli anni ’70 il modello depurativo indicato successivamente nella normativa europea. II settore conciario, dunque, oltre a mostrarsi prontissimo negli adeguamenti tecnologici, sapientemente miscelati alle raffinate lavorazioni tradizionali, ha intuito la necessità di impegnarsi attivamente, attraverso l'azione dell'associazione di categoria, nella realizzazione delle infrastrutture necessarie a garantire la tenuta produttiva, tra le quali hanno assunto particolare rilievo le iniziative tese al recupero e alla tutela ambientale. Nel 1980, finanziato dalle imprese locali, nasce, infatti, il Consorzio Cuoio-Depur S.p.A., con l'obiettivo di realizzare e gestire il programma di adeguamento degli scarichi liquidi di lavorazione alle normative ambientali vigenti.
I sistemi di depurazione realizzati raccolgono e trattano le acque reflue, 6.000 mc/giorno, di tutti gli insediamenti industriali del territorio e le acque nere di civile abitazione per una portata media di 3.500 mc/giorno. II carico organico complessivo è stimato in 800.000 abitanti equivalenti. Il depuratore centralizzato, terminale del sistema di raccolta delle acque, ha richiesto a suo tempo investimenti non attualizzati per oltre 50 miliardi di lire. L’impianto, recentemente aggiornato sulla base di dati ricavati da accurate ricerche su scala pilota, realizza linee di processo molto articolate e complesse, utilizzando le apparecchiature e le tecnologie più avanzate, tanto da renderlo un punto di riferimento per tecnici ed operatori del settore. Le diverse fasi cono gestite da un sistema informatico centrale che rileva ed elabora in tempo reale i dati relativi alla funzionalità delle apparecchiature, i principali parametri di processo, la quantità e la qualità dei liquami scaricati dalle imprese, i dati di monitoraggio delle emissioni per il controllo dell'impatto ambientale. L'attenta gestione delle strutture consente di realizzare elevati rendimenti di depurazione, con un abbattimento del carico inquinante in ingresso superiore al 98%, pertanto le acque usate vengono restituite all'ambiente con caratteristiche qualitative tali da consentire il loro sicuro reinserimento nei cicli biologici naturali. Non è per ciò un caso se, dopo la realizzazione dell'impianto di depurazione, il fiume Arno presenta a valle caratteristiche qualitative migliori che a monte del Comprensorio del Cuoio.
Anche le emissioni nell’atmosfera sono ridotte al minimo e costantemente monitorate. Una Commissione Tecnica Provinciale per l’Esame della Qualità dell’Aria del Comprensorio del Cuoio”, ha l’incarico di analizzare e valutare i dati resi disponibili dai rilevamenti della rete di monitoraggio gestita dall’ARPAT e proporre interventi e soluzioni impiantistiche tese a diminuire i livelli di emissioni gassose nell’atmosfera.
Anche per i residui solidi sono stati realizzati dei programmi che chiudono a tutti gli effetti il ciclo del recupero.
In questa ottica è stato elaborato il programma degli smaltimenti alternativi che si pone come obiettivo la realizzazione di una piattaforma integrata per il riutilizzo e lo smaltimento del fango prodotto nella depurazione delle acque, che si articola su più linee funzionali in cui la discarica assume un ruolo residuale. Fa parte del programma la realizzazione dell’impianto di Ecoespanso, che trasforma i fanghi prodotti dai tre impianti di depurazione della riva destra del fiume Arno in granulato e sabbia leggera inerte riutilizzabile nella produzione di materiali per le costruzioni e la realizzazione delle linee di essiccazione che trasformano i fanghi prodotti dal depuratore Cuoiodepur, miscelati con sottoprodotti della lavorazione conciaria, in fertilizzanti con caratteristiche di concime organo-azotato per il riuso in agricoltura. Di particolare interesse è il “Pellicino integrato”. Si tratta di un fertilizzante azotato con un alto contenuto di materia organica digeribile. Una quantità di 26000 tonnellate all’anno di fanghi (quanti ne produce la Cuoiodepur) può essere riutilizzata nella produzione di Pellicino Integrato e 12000 tonnellate all’anno di rifiuto solido delle concerie sarà impiegato per ottenere le farine organiche, permettendo una riduzione rilevante di emissioni che producono l’effetto serra, percolato, inquinamento del suolo e un aumento di presenza organica nel suolo. E’ stato inoltre calcolato che oltre 100 anni di utilizzo di “compost”, (simile al Pellicino integrato) consentirà la riduzione di 54kg di CO2 equivalente per tonnellata di compost utilizzato. L’uso di fertilizzanti organici in agricoltura potrà perciò contribuire alla riduzione della presenza di carbonio e l’inquinamento dell’aria. Lo smaltimento del fango e dei rifiuti produce un percolato inquinante e biogas. Il riciclo dei fanghi e del loro rifiuto solido delle concerie per la produzione del Pellicino integrato contribuisce non solo alla riduzione delle emissioni che producono l’effetto serra, ma anche al ritorno delle sostanze organiche nel suolo.
© Riccardo Buti e Fabrizio Mandorlini - Oro Bianco. Il Tartufo di San Miniato - Fm Edizioni