I boschi migliori per la crescita del Tartufo Bianco a San Miniato
In un ambiente tartufigeno si trovano sempre alberi, spesso di specie diverse, quasi sempre insieme ad arbusti e a varie specie erbacee. Intatti è stato appurato da numerosi studi che oltre alla presenza delle specie arboree simbionti anche la presenza di determinati arbusti, una certa conformazione e costituzione del bosco è altrettanto importante.
Perchè un bosco abbia una determinata consociazione, idonea alla produzione di tartufi, occorre anzitutto che le piante trovino il loro habitat, l’ambiente ideale, riguardo al terreno, all’umidità, alla temperatura e all’esposizione.
Tante volte infatti capita che in un ambiente che sembra essere complessivamente ideale, il tartufo cresca solo in alcuni punti ed in altri no, come può capitare che ambienti apparentemente idonei non ne producano e viceversa. Infatti a seconda delle condizioni microclimatiche può capitare che la vegetazione cambi anche a poche decine di metri di distanza e prendano maggior sviluppo determinate piante rispetto ad altre. Ad esempio dove l’ambiente è più asciutto le piante che richiedono molta umidità saranno sostituite dalle piante con minor esigenze, dove invece il terreno è soggetto ad allagamento o peggio a ristagni saranno le piante tolleranti a queste condizioni a sopravvivere. Le gelate poi rappresentano un’ottima selezione naturale.
E’ comunque impossibile non notare che ci sia una affinità parallela fra le piante e i diversi tipi di tartufo determinata proprio dalle diverse caratteristiche dei terreni e del clima in cui entrambi trovano l’habitat ideale: le piante che meglio si sviluppano in ambienti con terreni sciolti, freschi, umidi, microclimi tendenzialmente freddi sono i pioppi e i salici, le piante preferite dal Tartufo Bianco per la micorrizzazione. Il Tartufo nero invece si micorrizza anzitutto con piante che tollerano ambienti tendenzialmente asciutti come lo sono i terreni scheletrici, e in particolare quindi con i vari tipi di quercia, ma la pianta con cui si micorizza con la maggiore affinità è il nocciolo, pianta molto frugale che predilige proprio i terreni calcarei.
La struttura di un bosco
Prima di procedere a illustrare i boschi, o meglio, le formazioni forestali idonee alla produzione di tartufi è opportuno descrivere come è composto un bosco.
Solitamente un bosco viene suddiviso in quattro strati, e più precisamente partendo dall’alto.
Piano dominante: è composta dalle specie arboree che sono cresciute in altezza più di tutte le altre e quindi “dominano” dall’alto le altre specie;
Piano dominato: anche questo è composto da specie arboree ma che sono cresciute ad altezze inferiori rispetto a quelle del piano precedente. Questo può essere dovuto alla loro natura intrinseca, oppure a condizioni contingenti;
Piano arbustivo: è quello composto dalle piante con portamento arbustivo;
Piano erbaceo: è quello composto dalle essenze erbacee.
Occorre tenere presente che ci sono piante che possono stare solo in uno dei piani sopra indicati, ad esempio tutte le erbe graminacee possono evidentemente stare solo in quello erbaceo, come ci sono piante che possono stare in più piani e si trovano in uno o nell’altro a secondo delle condizioni che hanno incontrato nello sviluppo o a seconda della forma di governo del bosco.
Un esempio classico è una fustaia a pino su ceduo di cerro, dove il primo costituisce il piano dominante mentre il secondo costituisce il piano dominato. Ma in un ceduo composto di cerro questo è al contempo nel piano dominante e nel piano dominato.
Ci sono poi alberi che si trovano in un certo strato solo nelle fasi giovanili, esempio il pino che per sua natura tende a occupare il piano dominante. E infine piante che preferiscono stare in un piano rispetto ad un altro, esempio il leccio che, come indica il colore scuro delle foglie, si trova perfettamente a suo agio nel piano dominato.
A seconda delle specie di piante che costituiscono i piani indicati si hanno tipologie di bosco diverse che in ambito forestale vengono indicati con nomi specifici e che rappresentano i cosiddetti “tipi forestali”.
I boschi dove cresce il Tartufo Bianco a San Miniato
Il Tartufo Bianco si trova in diverse tipologie di bosco. L’habitat ideale è quello dei boschi alveali e ripari, cioè in prossimità dei corsi d’acqua nelle aree di alveo ma soprattutto di ripa. La tipologia di bosco si inquadra nel tipo di bosco che in ambito forestale è denominato “Saliceto e pioppeto ripario”. Le piante arboree sono il pioppo bianco e il pioppo nero che possono far parte del piano dominante ma anche del piano dominato, soprattutto il primo. Si trovano poi i salici e varie specie di querce presenti anch’essi sia nel piano dominante che nel piano dominato, mentre noccioli, carpini e olmi tendono per loro natura e per il particolare tipo di sviluppo a stare nel piano dominato. Gli arbusti sono costituiti dal corniolo, dalla sanguinella, dal prugnolo selvatico, dal biancospino e da altre essenze.
Un’altra tipologia di bosco nella quale è possibile trovare il Tartufo Bianco, seppur più sporadicamente, sono i boschi a prevalenza di querce, in particolare roverella e cerro. I tipi forestali a prevalenza di roverella e cerro sono molto numerosi, e, oltre a queste specie, vi si possono trovare ornielli, noccioli, carpini, pioppi, aceri campestri. Gli arbusti in questo caso sono per lo più corniolo, sanguinella, evonimo, biancospino, prugnolo selvatico. In queste tipologie di bosco per la presenza di tartufo è particolarmente determinante l’esposizione e la disponibilità di acqua.
Un altro ambiente nel quale è possibile trovare il Tartufo Bianco, anche se non è possibile definirlo bosco e tanto meno tipo forestale, è la pioppeta coltivata. In questo caso, oltre alla disponibilità idrica e l’esposizione, è la varietà di pioppo che è determinante in quanto vi sono varietà simbionti ed altre, in particolare alcuni cloni ibridi, che non riescono a istaurare micorrize.
Diamo un accenno anche ai tipi di bosco necessari per altre due categorie di tartufi che, in altri periodi dell’anno si trovano anche nel territorio delle colline sanminiatesi, il tartufo nero e il tartufo marzuolo.
I boschi dove cresce il Tartufo nero: i terreni dove il tartufo nero pregiato ed altre specie di tartufo nero trovano l’habitat ideale sono i terreni calcarei, ricchi di scheletro, soleggiati, anche non particolarmente freschi. Su questi terreni la specie che maggiormente si trova a proprio agio sono il nocciolo e la quercia, in particolare la roverella, che occupa il piano dominante. Gli arbusti sono principalmente costituiti da ginestra, ginepro, prugnolo, erica e pochi altri. Altre tipologie di bosco dove è possibile trovare specie di Tartufo nero sono le cerrete, le leccete e le faggete, dove la specie che occupa il piano dominante è principalmente quella che da il nome al tipo forestale.
I boschi dove cresce il Tartufo marzuolo: il marzuolo si trova tipicamente nelle pinete litoranee e interne, in quelle che sono rimaste dopo l’attacco del Matsococcus feytaudi che ne ha causato la decimazione. Qui il piano dominante è costituito dal pino nelle diverse specie. Nelle pinete litoranee troviamo il pino domestico o il pino marittimo; il piano dominato è sporadico se non assente, mentre il piano arbustivo è costituito da ginepro, fillirea, corbezzolo, mirto ed altre specie.
Nelle pinete interne le specie maggiormente presenti nel piano dominante sono il pino marittimo e il pino d’Aleppo, il piano dominato è costituito da ceduo con querce, orniello, sorbo, nocciolo, castagno, acero, olmo, leccio, pero e melo selvatico.
Il piano arbustivo invece è costituito da biancospino, evonimo, sanguinella, ginepro, corniolo.
Per quanto riguarda i tipi forestali nel caso delle formazioni litoranee si parla di “Pinete” che possono essere appunto di pino domestico, marittimo o d’Aleppo, pinete a sua volta distinguibili in “dunali” (mesomediterranea, termomediterranea e a leccio) e “planiziali”.
Le formazioni interne, dove è possibile riscontrare il tartufo marzuolo, sono principalmente del “cerreto acidofilo dei terrazzi a paleosuoli” (Cerbaie) e del “querceto acidofilo di roverella e cerro” entrambi nella variante a pino marittimo.
© Riccardo Buti e Fabrizio Mandorlini - Oro Bianco. Il Tartufo di San Miniato - Fm Edizioni