Le piante che fanno crescere il Tartufo Bianco a San Miniato
Ogni tartufaio sa perfettamente che il prezioso prodotto che ogni stagione lo impegna nella ricerca è sempre associato ad un albero, grazie al rapporto che si istaura fra il tartufo e la pianta.
Anzitutto si deve ricordare che il tartufo è un fungo. Si differenzia da tutti i funghi comunemente conosciuti (porcini, gallettini, ovuli etc.) in quanto sviluppa i propri organi riproduttivi non sopra il terreno, ma nel sottosuolo. Occorre tenere presente infatti che il tartufo, quello che si raccoglie, non è “il fungo”, ma il suo corpo fruttifero, ossia l’organo deputato alla riproduzione e diffusione.
Il fungo vero e proprio è costituito da filamenti, chiamati ife, che tutti insieme nel terreno costituiscono il micelio. Ecco il motivo per cui una volta cavato il tartufo si deve sempre ricoprire bene la buca, perché la buca aperta porta allo scoperto il micelio tartufigeno e se questo secca il tartufo non si riproduce. Inoltre il tartufo non è un fungo che vive cibandosi di legno e parti morte di piante e neppure è un fungo che vive danneggiando altre piante (come la “famigliola buona”). Al contrario si trova sulle radici di piante vive da cui riceve le sostanze alimentari aiutando a loro volta le radici a prendere le sostanze minerali dal terreno. I tartufi fanno parte dei funghi simbionti o micorizzici e nella quasi totalità dei casi la pianta simbionte è un albero. Talvolta a certe specie di alberi è associata una specie di tartufo solamente, altre volte la stessa specie può trovarsi associata a più tipi di tartufo. Ecco le specie di albero che possono essere trovate associate al Tartufo Bianco.
Pioppo: a San Miniato è “l’albero” per definizione, ma all’interno di questo genere se ne distinguono moltissime specie che si differenziano per la corteccia, il portamento, la forma della foglia. Caratteri comuni di tutti i pioppi sono di essere specie ad accrescimento rapido, di vivere spesso in luoghi umidi, lungo i corsi d’acqua, sulle ripe dei fiumi e dei torrenti dove può vivere isolato o formare boschi insieme ad altre piante che vivono bene in presenza di alta umidità come l’Ontano. Le specie di Pioppo con cui si possono trovare consociati i tartufi sono:
Pioppo bianco: si riconosce facilmente per la corteccia bianco - grigiastra e la foglia palmata a tre - cinque punte, verde scura sopra, bianca argentata sotto;
Pioppo gatterino: ha un foglia tondeggiante con una piccola punta appena accennata all’apice, verde chiara sopra, grigio biancastra sotto.
Pioppo tremolo: ha una foglia simile al pioppo gatterino, da cui si distingue per avere la foglia completamente tondeggiante o ovale, senza la punta all’apice.
Pioppo nero: ha foglia triangolare, verde scura sopra, verde chiaro sotto, di piccole e medie dimensioni; la corteccia è bruna - grigiastra, solcata;
Pioppo cipressino: simile al Pioppo nero, si distingue per il portamento in quanto i rami laterali crescono puntando direttamente verso l’alto e quindi la chioma è raccolta e affusolata, così da sembrare un cipresso.
Pioppo canadese: corteccia bruna, si distingue in quanto la foglia, nella forma identica al Pioppo nero, è di solito più grande; inoltre ha una corteccia più liscia. E’ il Pioppo coltivato.
Salice: altra pianta molto importante nella produzione di Tartufo Bianco. Vive anch’esso lungo le ripe dei fiumi e nei luoghi umidi, ha un rapido accrescimento e grande facilità di radicazione. Per queste sue caratteristiche viene utilizzato spesso in opere di ingegneria naturalistica nella risistemazione di sponde, argini ecc., pertanto può essere opportunamente impiegato a scopo bivalente di sistemazione idraulica e ripiantumazione di piante tartufigene. A questo gruppo appartengono:
Salicone: non molto diffuso nelle nostre zone; ha una foglia ellittica di media grandezza, rami e fusto molto sinuoso, corteggia grigia scura, fessurata.
Salice bianco: si distingue dal salicone in quanto ha rami più sottili e flessibili e foglie più strette e sottili. Il salice bianco è meglio conosciuto come “vettrice”, le varietà con rametti di colore giallo o rosso sono invece conosciute con il termine di “salci” e sono da sempre utilizzati per fare ceste, vimini e un tempo per legare le viti.
Querce: è pianta con la quale micorrizzano diverse specie di tartufo e costituisce la maggior parte dei boschi di latifoglie nelle nostre aree; prediligono terreni freschi ma non eccessivamente umidi; sono caratterizzate da avere un lento accrescimento, chioma espansa, foglia semplice, più o meno lobata, ma sempre in modo caratteristico. All’interno del genere quercia nei boschi di San Miniato le specie che si possono trovare sono:
Farnia: si caratterizza per avere una foglia ampia, picciolo molto corto, quasi inesistente, una ghianda dotata di un lungo peduncolo, corteccia tendente al grigio, solcata, con placche di dimensioni sottili. Si distingue dalla Rovere, specie più rara, in quanto quest’ultima ha la ghianda senza il peduncolo, mentre del peduncolo ne è dotata la foglia.
Roverella: ha foglia più piccola della Farnia, coperta di una peluria biancastra come i rametti e i piccioli, tronco grigio – marrone, a placche piccole.
Cerro: si distingue per avere la foglia maggiormente lobata, capsula che contiene la ghianda con lunghi peli spessi e ispidi, tronco solcato con placche più grandi.
Leccio: è una specie di quercia sempreverde, la foglia non è lobata, verde scura, il tronco di colore scuro non è solcato.
Carpino: genere di albero dal fusto eretto, si trova più spesso insieme ad altre piante arboree, soprattutto querce.
Le specie più comuni sono:
Carpino bianco: è caratterizzato da una corteccia chiara, biancastra, una foglia ovale, solcata, molto liscia.
Carpino nero: si distingue dal precedente per la corteccia scura, bruno grigiastra, a placche molto piccole.
Tiglio: pianta caratterizzata da un accrescimento rapido, fusto dritto di colore scuro, corteccia divisa a piccole placche, foglia grande a forma di cuore. Si può trovare sia come specie sporadica nelle formazioni boschive ma anche come pianta isolata.
Nocciolo: albero solitamente di dimensioni contenute, talvolta con portamento arbustivo per i numerosi polloni. La corteccia è bruna, liscia, la foglia è tondeggiante, con il margine caratterizzato dalla doppia dentellatura, terminando con una punta centrale.
Vi sono infine alcune specie arboree che non sono riconosciute tartufigene e pertanto non sono riportate e descritte nei libri e nelle pubblicazioni specializzate. In ogni caso l’esperienza del tartufaio riconosce a queste piante una capacità di produrre tartufi, e fra queste si rammenta l’Orniello, specie di frassino molto comune nei nostri boschi.
© Riccardo Buti e Fabrizio Mandorlini - Oro Bianco. Il Tartufo di San Miniato - Fm Edizioni